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“VINCERE IN UN MONDO COMPLESSO”

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L’apparizione di nuovi attori transnazionali con capacità offensive rilevanti ha costretto i decisori delle nazioni tecnologicamente avanzate a rivedere le metodologie per garantire la sicurezza ed ha cambiato lo scenario del classico teatro di battaglia. I concetti di vittoria sufficiente, guerra asimmetrica, guerra non lineare e guerra cibernetica, possono essere tutti riassunti nella filosofia “vincere in un mondo complesso”. La sfida è come impiegare le forze e le capacità militari in ambienti complessi contro avversari con accresciute tecnologie ed armamenti. Fondamentale sarà il contributo dell’esercito nelle operazioni integrate a livello globale a rendere possibile la vittoria in un mondo complesso.

Questo concetto risponde alle funzionalità fondamentali per le forze congiunte tra le varie specializzazioni e per proiettare il potere attraverso la terra ai domini aereo, marittimo, spaziale e del cyberspazio. La dinamica del conflitto in un mondo complesso è diversa da quella classica: la sua finalità è garantire il raggiungimento degli obiettivi politici e strategici per mezzo del congiungimento tra l’esercito ed i concetti funzionali dettati dalle necessità, come implementare l’integrazione delle forze militari con una vasta gamma di partner nazionali e internazionali. Principalmente si dovranno prevenire i conflitti, plasmare efficaci ambienti di sicurezza, e vincere le guerre con le Forze Armate che operano come una unica entità con gli alleati. Una strategia che vuole favorire una base intellettuale ed un quadro per l’apprendimento di quanto è cambiato nello scenario globale e per l’applicazione dello sviluppo della forza.

Questo approccio metodologico per garantire la sicurezza in una ambiente ad alta conflittualità, è proprio di una Nazione tecnologicamente avanzata e decisa ad una proiezione di forza. La visione dei futuri conflitti armati deve considerare sia la continuità nella natura stessa della guerra quanto nel cambiamento dello scenario. Le guerre del futuro, comprese quelle contro formazioni paramilitari insurrezionali, dovranno essere risolte a terra. Da qui il concetto che riconosce alle forze dell’esercito la componente di essenzialità per il raggiungimento di risultati politici sostenibili, stabilizzando l’area con missioni di prevenzione ed umanitarie. Condizioni indispensabili per pacificare il teatro bellico. Le operazioni congiunte fra diverse specialità ed in concerto con gli alleati, saranno fondamentali per far fronte a tale complessità, ed il contributo dell’esercito sarà nel fornire molteplici opzioni per i decisori.

Vincere in un mondo complesso vuol dire operare sulle questioni strategiche, tattiche, operative e logistiche nello spazio-tempo: ossia quale sarà il livello di scontro, lo spazio bellico, la prontezza, i rifornimenti e quale sarà l’avversario. Negli scenari contemporanei, la guerra al terrorismo è la prima causa di conflitto e le formazioni eversive per loro natura sono asimmetriche. Quest’ultima si palesa quando i contendenti ricorrono a risorse dissimili, ad esempio, i militari, perciò una formazione legale, che si contrappongono a gruppi criminali. Pertanto le strategie e le tattiche dovranno plasmarsi su tale teatro. Lo spazio bellico è mutato con l’avvento dei nuovi attori e le implementazioni dei sistemi d’arma, ed include luoghi mai prima coinvolti, come il cyberspazio. Solamente nello spazio bellico non può verificarsi asimmetria, in quanto vi sarà sempre l’uniformità dei luoghi fra i belligeranti, ossia dove il primo attacca l’altro deve difendere. Infatti, la dimensione temporale non può esprimere asimmetria: sin quando un attore è in fase offensiva, l’altro dovrà continuare a difendersi, se non contrattaccare, pertanto vincere in un mondo complesso vuol dire avere la peculiarità dell’adattamento.
L’attore che desidera raggiungere un obiettivo, deve elaborare una strategia e dotarsi di strumenti per poterla sostenere discendendo dai termini di armi e di evoluzione dei concetti di spazio e tempo. I mezzi necessari a perseguire il proprio target possono essere identificati in una miscellanea di potenza ed informazione. L’attore deve possedere energia che consenta lo spostamento e/o la modificazione dei sistemi d’arma, ed una efficiente struttura di comando e controllo per muovere i propri mezzi e scambiare i flussi di energia. Più semplicemente, nel corso dell’attività bellica, dovrà essere in grado di rinnovare le strategie e le armi. L’asimmetria fra i contendenti è nella difformità di possesso di energia ed informazione. Uno stato ha capacità esponenziali di mobilitare energia ed informazione in comparazione a quella di una organizzazione non statuale, ma quest’ultima può adottare tattiche che le consentano di sopperire alla propria debolezza per generare danni più grandi rispetto alle risorse reperite.

Il principio della vittoria in un mondo complesso è dunque il ritorno al potere delle forze terrestri, un capitale umano che fa la differenza quando è necessario stabilizzare e pacificare un territorio, ma anche per operare in ambienti ad alta conflittualità, e per tale motivo è stato varato il progetto “Soldato Futuro”. Nel quadro degli sviluppi in ambito NATO, è infatti da tempo attivo il programma “Soldato Futuro”, la cui finalità è conferire ad ogni singolo militare una assoluta interoperabilità, sia in ambito interforze che nelle missioni multinazionali. Il progetto prevede equipaggiamenti fra loro integrati che si basano sulla sinergia fra il soldato e la sua dotazione, in modo da renderlo abile ed in linea ai nuovi scenari internazionali. Ogni singolo militare è integrato nel sistema automatizzato di Comando e Controllo ed è inserito nel processo di digitalizzazione degli attuali e futuri contesti operativi. Il progetto entra nel concetto di guerra networkcentrica, ossia la trasposizione del teatro bellico in un contesto informatico con particolare attenzione alle comunicazioni, pertanto un sistema in grado di ricevere e trasmettere informazioni tali da agevolare una corretta percezione del campo di battaglia e dello sviluppo, in tempo reale, dei combattimenti.

La finalità del Network Enabled Capability, Nec, è quella di collegare ad un’unica rete elementi tra loro diversi per ottenerne l’integrazione e la necessaria interazione. Una significativa implementazione del concetto geostrategico per la ridefinizione delle forze terrestri nell’ambito delle operazioni congiunte in conflitti non nucleari e di peacekeeping. Il soldato futuro nel principio della vittoria in un mondo complesso, ha l’obiettivo di incrementare le capacità letali e di sopravvivenza della fanteria, ed è inserito di fatto nella Forza Nec. Una mossa strategica per ricollocare le forze terrestri delle Nazioni alleate in spazi condivisi contro avversari comuni per implementare i rispettivi punti di forza e sopperire alle vulnerabilità. Una tattica che consente di dividere le forze speciali netcentriche in piccole squadre abilitate ad operare in profondità. Il concetto di vittoria in un mondo complesso introduce un principio di simultaneità, ossia la capacità delle forze dell’esercito di estendere la propria influenza oltre il campo di battaglia fisico verso fattori quali la percezione del pubblico, la sovversione politica e la criminalità, sia in patria che all’estero. Per ottenere la vittoria in un mondo complesso, non si può prescindere dalla “visione di futuro conflitto armato”: quest’ultimo sarà influenzato principalmente dai cambiamenti nel panorama geopolitico principiato dalla competizione per l’acquisizione del potere e lo sfruttamento delle risorse naturali. In questa visione futura l’obiettivo strategico dell’esercito, sarà quello di applicare tattiche che dovranno rendere l’ avversario incapace di rispondere in modo efficace. Per quanto riguarda il controllo e la stabilizzazione, la necessità sarà quella di sedare la resistenza e far rispettare l’occupazione militare in quelle zone dove operano le organizzazioni terroristiche transnazionali, naturalmente rispettando i diritti umani del popolo liberato dall’oppressione dittatoriale o sovversiva.

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